Calendar Killer un titolo fuorviante .
Se c' è una cosa che contraddistingue una cinematografia nazionale sono i colori fateci caso.
Nella
cinematografia tedesca i colori sono sempre freddi. Variano dal blu al grigio e
anche quando sono forti (come nel rosso del film) sono artificiali, quasi fastidiosi.
E ora passiamo al film tratta
dall'ultima opera letterale di Sebastian Fitzek, un giallista tedesco che
considero uno dei migliori della scena " gialla " moderna.
La traduzione italiana Calendar
Killer è errata come succede spesso, perché in originale il libro ha un
titolo Der
Heiweg che significa la via di casa.
Titolo
perfetto perché' l'intero film si basa su un numero di aiuto telefonico per
donne sole che vengono supportate quando spesso di notte si trovano in luoghi
bui.
La
telefonata che intercorre tra Jules il centralinista e Klara la donna vittima
di abusi è il fulcro del film o potremmo dire che la base su cui poggia
l'intera struttura è qualcosa di attualissimo: la violenza sulle donne.
Potremmo dire così che il thriller (un killer che annuncia la morte alle
proprie vittime tramite un messaggio) è quasi un pretesto per far arrivare allo
spettatore un messaggio quanto mai attuale.
Tanto che a
nemmeno metà del film un buon conoscitore di thriller sa già dove va a parare
la storia.
Non vi
racconto la trama ma una c'è un dialogo che ognuno di noi dovrebbe vedere e sentire.
Quando Jules
chiede a Klara perché rimane con il marito nonostante le percorse e gli abusi
lei gli risponde con una serie lunga di affermazioni che gelano il sangue e fanno
capire quanto sia ancora lontano la risoluzione del problema.
Questa è la
forza del film e del libro come se il tutto, il veicolo della pellicola serve a
proiettarci e farci riflettere ancora su qualcosa che noi diamo per scontata ma
non lo è mai.
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