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Untamed

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   Partiamo dal titolo . Untamed vuol dire selvaggio , indomito . E puo' essere abbinato alla location dove la serie tv è girata ( Yellowstone) o anche al personaggio principale interpretato in modo perfetto da Eric Bana . La miniserie di sei soli episodi ( secondo è un plus per le serie tv ) racconta la storia di un agente del National Park che indaga sulla morte di una giovane ragazza precipitata da El Capitan ( una cima iconica del Parco che avrete visto spesso ). La storia di quello che poi si capisce essere un omicidio si intreccia con la vita di Kyle Turner ( Bana ) che vive da solo dopo la perdita in modo oscuro  del figlioletto che lui ancora vede in una specie di sogno a occhi aperti con una moglie che lo ama e che anche lei porta dentro un mistero . La spiegazione finale della serie la lascio a voi ma vi dico che nell'ultima puntata le due storie ( quella della ragazza e quella del figlio del poliziotto ) viaggeranno appaiate . Un ultima parola per un attore imm...

L'Eternauta quando un fumetto è piu ' di un capolavoro

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  Mettere in scena sulla televisione un capolavoro assoluto del fumetto come l'Eternauta è qualcosa che fare tremare i polsi anche a registi e sceneggiatori conclamati. Non ha avuto paura sicuramente Bruno Stagnaro nell’ideare la serie tv che ora è su Netflix. Per capire la serie tv facciamo un riepilogo sul fumetto. Nata nel 1956 dalle mani di Hector Oesterheld fu riscritta dallo stesso nel 1969 con riferimenti espliciti al momento politico del Sudamerica (l’avvento delle dittature). Insieme al disegnatore Francisco Solano Lopez il fumetto diventò un cult mondiale arrivando in Italia nel 1977 su Lanciostory (è questo dimostra l'importanza del fumetto considerata alla stregua di un passatempo). La visione politica straordinaria di Oesterheld si scontrò con la dittatura destrorsa in Argentina e lo scrittore fu uno dei tanti desaparecidos   di cui non si ebbero più tracce nel disgraziato moneto storico argentino. Chi ha il letto il fumetto sa che è pieno di più o meno velat...

The Bondsman

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Era da tempo che non vedevamo una serie tv ambientata nel vecchio Sud americano. quel Sud pieno di pregiudizi con un accento che per chi conosce gli Stati Uniti è inconfondibile, con una cucina piccante e speziata. Piccante e speziata come la serie tv di cui parliamo oggi: The Bondsman (parola che vuol dire garante o anche e sarebbe perfetto uomo in schiavitù). E per questa serie sudista viene scelto (anzi si sceglie visto che è il produttore) un eastman come Kevin Bacon (nato a Philadelfia) che è praticamente perfetto per la parte.  Questa è la cosiddetta legge che se metti un attore molto bravo in una serie buona, l'attore bravo farà risaltare la serie tv ancora di più. Perché Kevin Bacon qui nella parte di un cacciatore di taglie ucciso nella prima scena (e già qui siamo nella non ordinarietà) e poi risuscitato nientemeno che dal Diavolo per ritrovare demoni fuggiti dall 'inferno qui dà il meglio di sé in quanto a carisma. Una serie tv veloce con tanti colpi di sc...

Substance - La bellezza come ossessione

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    Se Substance fosse un gioco   e non un ottimo film potremmo cercare di individuare tutte le miriadi di citazioni cinematografiche che la regista francese Coralie Fargeat ha disseminato nel suo secondo film premiato a Cannes 2024 come miglior sceneggiatura e con 13 minuti di applausi interminabili alla fine della pellicola. Mettiamoci d’accordo: Substance può non piacere o piacere molto. È questo il suo destino. E il piacersi è alla base del film stesso.  Una diva non più giovane (Demi Moore in stato di grazia) viene tagliata dallo spettacolo di punta dal direttore tv Harvey (nome omen) interpretato da un perfetto Dennis Quaid. A quel punto imbeccata da un bellissimo infermiere la diva si butta su un programma quasi fantascientifico che creerà una sua copia che vivrà la sua vita a settimane alterne (il processo di sostituzione è molto forte ma basilare). Tutto questo non può durare come non può durare la bellezza infinita in un mondo quello americano...

Cassandra

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  È la serie tv più commentata sui social: Anche sui siti di recensioni. Ma se li andate a trovare troverete " la serie che spiega come l'intelligenza artificiale fa paura ". Beh, come dire che della serie non hai capito nulla. Perché' la storia di questa famiglia che si installa nella prima Smart home tedesca non è per niente  un’analisi sui rischi delle tecnologie. No perché' in 6 puntate l'ideatore e regista  Benjamin Gutsche  ci porta a guardare ai grandi  temi dell’umanità. Dal ruolo della donna vilipeso (basterebbe guardare la quarta puntata per capire di cosa parlo) all'omosessualità’, all’isteria, alla salute mentale. Chi ha conoscenza del tubo catodico non potrà non trovare delle reminiscenze nel capolavoro Black Mirror o nei sapienti rimandi a Shining o a Psycho ma il mix è perfettamente riuscito  Mentre noi in Italia continuiamo con delinquenza organizzata e commissari nelle nostre televisioni all'estero si sperimenta qualc...

Non tornare a casa

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Oramai la globalizzazione ha portato alla ribalta prodotti di paesi che da noi nel mondo occidentale sarebbero anni fa sconosciuti. Don't come home è letteralmente non tornare a casa; una frase che solo nell'ultima puntata ha una spiegazione. Gli episodi che sono 6 (una cosa utile quando si vedono le serie particolari sono anche la brevità degli episodi). Nella prima parte la serie vira su una tematica horror che a metà si stravolge in universo che potremmo dire fantascientifico. La trama per quello che posso dire è all'inizio lineare. Una ragazza con figlia al seguito (o no?)  ritorna nella casa di famiglia.  Una casa che sicuramente emana un'aurea malefica. Non a caso la bambina vaga per i molti spazi vedendo spesso figura quasi diaboliche.  Mentre la madre scappa da qualcosa che è più pratico ma anche allo stesso tempo non meno pauroso. Tutti gli attori della serie sono perfetti, ma  Ploypaphas Fonkaewsiwaporn (la brevità dei nomi non è una prerogativa thailandese...

Calendar Killer un titolo fuorviante .

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  Se c' è una cosa che contraddistingue una cinematografia nazionale sono i colori fateci caso.  Nella cinematografia tedesca i colori sono sempre freddi. Variano dal blu al grigio e anche quando sono forti (come nel rosso del film) sono artificiali, quasi fastidiosi. E ora passiamo al film tratta dall'ultima opera letterale di Sebastian Fitzek, un giallista tedesco che considero uno dei migliori della scena " gialla " moderna. La traduzione italiana Calendar Killer è errata come succede spesso, perché in originale il libro ha un titolo  Der Heiweg che significa la via di casa.  Titolo perfetto perché' l'intero film si basa su un numero di aiuto telefonico per donne sole che vengono supportate quando spesso di notte si trovano in luoghi bui. La telefonata che intercorre tra Jules il centralinista e Klara la donna vittima di abusi è il fulcro del film o potremmo dire che la base su cui poggia l'intera struttura è qualcosa di attualissimo: la violenz...